Friday, October 26, 2007

Meccanica 3

Questa volta non lo ha chiesto nessuno, e' venuto da solo.

La porta si chiuse sbattendo sorda alle sue spalle.
L'ufficiale si trovò nella penombra dell'ufficio. Stessa sedia marrone, stessa scrivania liscia e ingombra di fascicoli.
Documenti, libri appunti e lettere.
Al comando di sezione, al reparto strategico, al terzo battaglione.
Stessa cassettiera di metallo e stessi diplomi ingialliti appesi alle pareti.
Eppure l'ufficiale sentì quelle pareti incurvarsi e la stanza stringerglisi attorno. La polvere lo imbrigliò in una tela di ragno e lo tenne immobile, pronto per il sacrificio.

Si concentrò per sconfiggere il ragno e schivare le pareti cadenti, appoggiò le mani pesanti sul legno del tavolo e facendo leva sugli avambracci si lasciò sedere.

Una voce inusuale, diversa da quella che aveva cercato, meno autorevole e più spaventata risuonò attraverso la porta nel corridoio:

"Avanti il prossimo", disse.


Attese che la porta si aprisse e fu sorpreso dalla facilità con cui ciò avenne.
Le cerniere scricchiolarono meccaniche liberando un fascio di luce violenta che gli ferì le pupille.
Si sentì abbandonato.
Perfino il sole lo stava tradendo.
Dalle vetrate del cortile si riversava violento e infieriva con schegge di mezzogiorno contro i suoi occhi dilatati dalla penombra.

Mentre abbasava lo sguardo percepì una sagoma nera in contro luce.
I suoi contorni non sembravano quelli di un soldato.

"Entri e chiuda la porta, soldato" disse l'ufficiale quasi scaramantico.
E la frase produsse l'effetto voluto, quell'ultimo soldato lo rassicurò e gli fece recuperare il suo tono.
Sereno, deciso, e arioso, tono di chi sa.
Sa cosa lo aspetta e ne prevede ogni dettaglio.

"Signor si' sissignore", rimbalzò alle sue orecchie.
Un po' troppo affrettato e scomposto, un suono poco marziale.
Ma era comunque un suono di famiglia, di buon giorno, buona notte, dormi bene.

Quella voce.
La tentazione di tornare a guardare fu forte.
Ma l'ufficiale si trattenne.
Aspettò senza alzare gli occhi, per difendersi dal sole
e si sentì topo che aspetta che il gatto desista.
Udì il tonfo della porta che si chiudeva,
il rumore dei quattro passi del soldato. Poi questi si fermò rigido davanti alla sua scrivania.
Udì i tacchi battere sull'attenti.
Un tac preciso, altro suono di famiglia.
E l'ufficiale pensò alla tosse della madre dopo le scale,
al russare del padre davanti alla televisione mescolato al rumore di acqua e piatti dalla cucina.

Vi fu una pausa di silenzio e la vita nella stanza sembrò fermarsi.
Il soldato non si muoveva e tratteneva il respiro, ottimo addestramento, pensò l'ufficiale.

Ancora una pausa e alzò lo sguardo.
E allora la vide, per la prima volta, ma ne fu sicuro. Era Lei.
Occhi neri emanavano una luce intensa, più delicata di quella del sole ma altrettanto penetrante.
Si sentì scrutato fin dentro le budella.
Dovette abbassare lo sguardo di nuovo.
Per nascodere l'esitazione, si rifugiò in un improbabile schedario.

Fu allora che sentì la corrente di aria fredda fendere la stanza.
Di riflesso, come a cercane la provenienza, scattò in piedi.
Quello scatto devio' la traiettoria del freddo, non più al cuore
ma più in basso, sbagliata.
L' ufficiale grido' la sua domanda consueta:
"Soldato, tu credi a ...." e il fiato finì lasciando un silenzio incompleto.
Le mani afferarrarono un pugnale, ben conficcato in basso a sinitra, sotto lo stomaco.
Lontano dal cuore, per errore.

Le gambe cedettero e portarono gli occhi dell'ufficiale al riparo dal sole, raso terra. I tacchi giravano e tornavano con rumori inversi ad aprire la porta. E ecco il sole che ardeva tutto ciò che incontrava. Furono suoni attutiti, di mare in risacca
che spazza la spiaggia e si ritira, indifferente.

La porta si chiuse per l'ultima volta e tornò il sereno dell'ombra.
L'ufficiale steso a terra temette la Morte, da solo.
Poi alzo' un braccio e vide che ancora viveva.
Appoggiò la mano sul suolo e si rannicchiò a gattoni.

Non in ufficio, pensò.

E in ginocchio con la camicia che da verde si tingeva di rosso
gridò con rabbia:

"Avanti il prossimo".

Si lasciò cadere e la stanza si riempi' di voci compite e di grida.
Chiuse gli occhi e nel delirio si lasciò salvare.

LukyLuke

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